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Interno chiesa S.Chiara

Interno della chiesa di S.Chiara

La chiesa di S. Chiara, con l' annesso monastero delle clarisse, è stata fondata nel sec. XIII da una compagna di S. Chiara e ristrutturata nel 1500 grazie alla famiglia dei Duchi d' Acquaviva.
L' interno ad una sola navata per lo più in stile barocco, custodisce diversi altari: in quello centrale si notano due statue del Battista e dell' Evangelista con sopra un' immagine lignea di S. Chiara opera dello scultore fiorentino Umberto Bartali che la intagliò nel 1953. Negli altri altari vi sono dipinti che vanno dal 1600 al 1800.
Il pavimento a mosaico è opera del veneziano Giovanni Pellarini che lo ha realizzato nel 1852.
All' interno del suddetto monastero nel 1809, durante la soppressione degli ordini religiosi da parte di Napoleone, Suor Giuditta Antonioli e successivamente, nel 1866, Suor Maria Veronica De Petris furono assicurate dalla apparizione della Madonna che quel convento non sarebbe mai finito.
Questi segreti furono raccontati dalla Madre Badessa Suor Chiara Grillone nella prima metà del novecento.

 

L’ORIGINE DEL MONASTERO

Il Monastero delle Clarisse, Suore francescane seguaci di S. Chiara d’Assisi é ubicato nella parte alta della città di Atri, la millenaria Hatria Picena, che affonda le sue origini nei primordi della civiltà, nomò il mare Adriatico, fu illustre e poi vetusta « civitas », ricca di gloria e di storia, meta di studiosi ed amanti dell’arte.
E’ una costruzione senza pretese architettoniche che s’erge nel centro storico, al culmine del colle verso « le Ripe » della città, degradanti a precipizio nella valle del Vomano, con annesso un vasto orto murato. Per quante ricerche effettuate, pochi documenti sono stati raccolti intorno all’epoca di fondazione del Monastero per cui e stato necessario affidarsi alla tradizione. Com’e noto, la scarsità delle notizie certe sui monasteri delle Claustrali e dovuta al fatto che queste non hanno mai avuto una casa generalizia, ma ogni monastero era indipendente l’uno dall’altro, soggetto solo alla propria Abbadessa. La loro caratteristica era, come si evince dalla « Formula vitae » di S. Chiara, approvata da Innocenzo IV nel 1253, di obbedire al Papa ed ai 

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Ingresso del monastero

suoi Successori, a quelli « del beato Francesco e a Sorella Chiara e altre Abbadesse che, elette canonicamente, le succederanno ». Perciò é sembrato opportuno richiamarsi a quella tradizione, secondo cui il Monastero di Atri sia stato fondato da una compagna della Madre S. Chiara, di cui però non e stato tramandato il nome, quando ancora giovanette e donne, si ritiravano presso la Chiesa di S, Damiano e di poi, temperate e fortificate, si diffondevano per merito Suo e per quello di S. Francesco in tutta Europa e nel mondo. Ciò sembra molto verosimile perché solo ad una Sorella francescana proveniente da Assisi, poteva riuscire l’ardua impresa di prendere sotto la protezione quelle che in Atri volevano abbracciare la vita claustrale, e solo essa conosceva poi come dovevano essere ricevute. Sembra inoltre che tale Sorella sia stata inviata in questo centro dell’Abruzzo per espressa volontà della Madre Chiara, sollecitata a ciò da uno dei primi seguaci del vivente Padre Francesco, tal Filippo Longo, originario di Atri.
Non riesce difficile pensare ad una fondazione del Monastero atriano, quando ancora S. Chiara era in vita, se si considera che il detto Filippo dove preoccuparsi prima di ogni altra cosa di far fiorire un cenobio francescano nella sua città natale. Cosi infatti avvenne.
Dallo studio del Baiocco si apprende che intorno al 1215 in uno dei suoi viaggi, il Padre S. Francesco giunse in Abruzzo ed a Penne, fu ospite bene accolto del Vescovo Anastasio. Col consenso ed aiuto di questi vi fondo un Convento, tuttora esistente. E, come afferma P. Marcellino Cervone da Lanciano, l’entusiasmo che la predicazione del Poverello e dei suoi compagni suscitava nelle masse, era tale che molti cittadini, di ogni ceto, seguivano il Santo ed in molti paesi sorgevano Conventi, luoghi di penitenza e di preghiera. Verso il 1240 già dimorava in Atri Frate Andrea, uomo di grande contemplazione, che il Lemmens riporta da un manoscritto del 1245. Che vi fosse all’epoca in Atri un Convento di Frati Francescani, lo documenta il Sorricchio: « Noi leggiamo sotto la data 4 luglio 1269, in un registro angioino, 4, f. 123, Archivio di Stato Napoli, che v’era in Atri un convento dei Frati Minori, e che nel 1239, al 17 maggio, fu eletto in Corvara ministro provinciale francescano di Penne, P. Pietro da Mutignano. Costui poté essere un compagno del Santo, che mori il 3 di ottobre 1226. Parrebbe quindi non inverosimile la congettura che, poco prima o poco dopo la morte del Santo, potè sorgere in Atri il primo convento francescano ».
Una conferma si trova scritta sulla campana grande del Convento di S. Francesco di Atri: 1265. Contemporaneamente alla fondazione delI’Ordine dei Frati, in Atri sorse il Terz’Ordine dei Minori, o dei Continenti, formato da persone che volevano prendere parte alla vita dello spirito, pur non sapendosi distaccare dalla vita materiale. Era stato fondato dallo stesso S. Francesco quasi sicuramente durante il suo passaggio in Diocesi. Nel secolo scorso mentre si eseguivano alcuni lavori nell’antico Oratorio della Chiesa di S. Francesco di Atri, venne ritrovato il sigillo di questo Terz’Ordine con la scritta: « S. CONTINENTIUM. D’ATRIA »
Circa la datazione c’e da dire che sembra dei primi decenni del Duecento, poiché il sostantivo « Atria » dove essere termine di passaggio tra « Atri », « Hatri », usato nei documenti del 1184 e 1195, e « Adria » in tutti quelli posteriori al 1223.
Accertata cosi in Atri l’esistenza di un Convento dei Frati Minori e del Terz’Ordine francescano, e facile ritenere che quasi coevo vi sorgesse quello delle Clarisse o delI’Ordine, dietro interessamento dei Frati atriani, primo fra tutti del già ricordato Fra Filippo Longo.
Orbene e molto facile e verosimile pensare che il concittadino, dimorante nella città umbra, abbia sollecitato la Santa in S. Damiano a provvedere all’istituzione di un Monastero di Suore in Atri. Ma e tempo, oramai, di esaminare i pochi documenti storici che abbiamo potuto riscontrare. La prima notizia e data da una pergamena, nell’Archivio Capitolare di Atri, che reca la data 1260, marzo 13, in cui il Papa Alessandro IV approva « institutionem monialium inclusarum Sancti Damiani Asisinatis », nella città di Atri, e pone detto Convento sotto la protezione della Sede Apostolica. Il Monastero, che era stato esentato dalla giurisdizione vescovile e capitolare nel 1259, marzo 23, come si legge nello stesso documento, era intitolato a S. Maria Maddalena, ma aveva la regola benedettina di S. Damiano di Assisi. Pare quindi che in origine il Monastero di Atri sia stato dedicato a S. Maria Maddalena, pur sotto la regola delle Damianite; successivamente nel 1263, a seguito della Regola nuova, del Papa Urbano IV che, per uniformare tutte quelle che professavano in quell’Ordine e venivano chiamate con vari nomi, Sorelle, Monache, Damianite, Recluse, Signore, aveva stabilito di dare un titolo unico, Ordine di S. Chiara, e da Lui si dissero « Urbaniste », anche quello di Atri si chiamo definitivamente Monastero di S. Chiara o delle Clarisse, facendo cadere in sottordine quello primitivo di S. Maria Maddalena.
Con la stessa Regola vennero confermate le immunità, i privilegi e le indulgenze concesse dalla Sede Apostolica alI’Ordine sotto qualunque denominazione, per cui il Monastero atriano resto alle dirette dipendenze del Romano Pontefice e dei suoi Successori.
Il « privilegio della povertà », tanto caro a S. Chiara che mon nel 1253, non resto pero a lungo nell’Ordine monacale. In Atri gia nel 1259 e nel 1260, nei citati documenti, si confermano i possessi ed i privilegi del Monastero, « cum terris, vineis, pratis, nemoribus, usuagiis et pascuis in bosco et plano, in aquis et molendinis ». Tale situazione pero venne subito codificata dallo stesso Urbano IV che nella Regola del 1263 non confermo il « privilegium » della Santa di Assisi. Il Sorricchio nell’opera citata a pagina 200 scrive: « nella donazione (1283) per un ospedale e dato questo confine: « a tertia parte sunt possessiones monasteri monalium ordinis Sanctae Clare de Adria ». Ciò dimostra che i possessi del Monastero di Atri continuavano a sussistere nel tempo. L’influsso delle Clarisse nella popolazione atriana si estese rapidamente, anche negli strati sociali più elevati. Cosi nel 1296, aprile 26, documento nell’Archivio Capitolare di Atri, in un atto di compravendita viene citata una defunta sorella del Giudice Civile della Città « domina Chiarasanta», il cui attributo indica l’appellativo corrente delle monache (dominae) ed il nome con evidenza la Santa di Assisi. La famiglia della più alta carica del Comune aveva dato all’Ordine una loro figlia, Chiarasanta, morta anteriormente al 1296. Sempre nel 1296, maggio 14, in un altro documento dell’Archivio Capitolare di Atri, compaiono i nomi di tre Monache «christiane monasterii dominarum», Angela, Margarita, Paola, e si ha conferma del- l’esistenza dell’edificio del Monastero, ciò in seguito a testamento di un tal Roberto di Cambio che lascio ad esso tareni d’oro 4.
Sembra che le Monache siano Clarisse ed il Convento sia quello di S, Chiara, ma un dubbio permane, se da riferire ad un altro monastero femminile, quello benedettino di S. Pietro da Morrone, presente in Atri fin dopo il 1264, «terminus post quem» venne approvato da Papa Urbano IV l’Ordine dei Celestini.

E.Taglianetti – B.Trubiani :IL MONASTERO DI S.CHIARA E LA SUA CHIESA IN ATRI. Atri 1976.

 

Die S. Chiara Kirche
Diese Kirche wurde im dreizehnten Jahrhundert gebaut und im XVI. Jahrhundert erneuert. Die Innenseite ist von einem herrlichen Fußboden im venezianischen Stil charakterisiert. Die Kapelle der Immacolata und die vier Seitenaltäre sind reich an viele barock und klassizistische Elemente, sowie mit kostbare Gemälden geschmückt.